giovedì, aprile 26, 2007

Una lettera

Nelle settimane scorse mi è capitato di avvicinarmi al lavoro di una cooperativa agricola calabrese, la cooperativa Valle del Bonamico, ed alle fasi di ideazione di alcune attività da realizzare nel campo agricolo che vedranno il coinvolgimento di ex detenuti e loro familiari.
Sabato 14 aprile, inoltre, ho partecipato ad un bel incontro fra le cooperative socie di un consorzio calabrese, il consorzio sociale Goel, di cui la stessa cooperativa è socia. Fra le altre cose è stata letta una lettera, scritta dagli stessi ex detenuti, allievi anche dei corsi di formazione del progetto
Equal Potamos, gestito dalla stessa cooperativa Valle del Bonamico. Ho chiesto a questi ragazzi di poter pubblicare la loro lettera su questo blog, perchè solleva una problematica reale ed importante, sia a livello locale in un territorio particolarmente complesso, ma anche a livello nazionale, quella del reinserimento (o forse meglio inserimento) di queste persone nel mondo del lavoro e più in generale - anche attraverso il lavoro - del reinserimento nella società una volta scontata la pena carceraria. ag


Nel salutare cordialmente, a nome di tutti gli ex detenuti, sua Eccellenza Mons. Giancarlo Maria Bregantini, mi piace sottolineare che nel progetto “Potamos” ci viene offerta una grande opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro, grazie alla cooperativa “Valle del Bonamico”.
Tutti noi, crediamo nella opportunità di questo progetto, che ci vede impegnati e sollecitati ad intraprendere un nuovo percorso di vita, laddove, attraverso la realizzazione di nuove cooperative, possiamo realmente sentirci realizzati e integrati in un processo di reinserimento lavorativo, attraverso il quale ci realizziamo come persone. In particolare, intendiamo fare azienda in un settore trascurato o del tutto dimenticato e, per questo, quanto mai innovativo. In particolare, mi riferisco alla possibilità di realizzare più aziende, per la salvaguardia dall’estinzione orami certa, del maiale nero calabrese, dalla particolarità dei bargigli (in dialetto “Margare”), che pochi conoscono. Una particolarità tipica della Locride che si trova nel territorio di Pietra Kappa, habitat naturale di una razza particolarmente prolifera e superiore, in quanto a qualità, rispetto ad altre razze di suini neri presenti in altre zone della Calabria e dell’Italia più in generale.
Con la cooperativa “Valle del Bonamico” abbiamo realizzato una visita a Benevento presso un Istituto di selezione genetica, per vedere da vicino un allevamento di maiale nero Casertano. Si intende ora presentare la nostra idea progettuale alle istituzioni a noi vicine, ritenendo questa una importante opportunità per l’inserimento di noi ex detenuti nella società e nel mondo del lavoro, e per il territorio della Locride.
Malgrado il nostro entusiasmo e la nostra convinzione per ciò che ci viene prospettato, non ci illudiamo; infatti, la strada dell’integrazione è ancora lunga e va affrontata con coerenza e rigore. È auspicabile che sul piano sociale si realizzi l’incontro di costumi, tradizioni, culture e linguaggi i quali, intrecciandosi, si aprono al dialogo e al confronto per una convivenza pacifica e costruttiva, capace di favorire la reale integrazione di quelle categorie, come noi ex detenuti, che se ben guidati contribuiranno all’apprezzamento reciproco e a smussare le molte tensioni accumulate nel tempo. Saremo così, per la società tutta, non solo un problema da risolvere, talvolta in modo sbrigativo ed estremo, ma una reale opportunità di vera crescita e progresso integrale. A volte, ci sentiamo manipolare come burattini dall’opinione pubblica, che è creata da coloro che ci vogliono far ballare al loro ritmo. Se poi noi ci confrontiamo con le parole del Vangelo: “Ero forestiero e tu mi hai accolto”, suscita in noi un profondo e serio interrogativo: la strada che stiamo percorrendo ci porterà al completo riscatto della nostra vita?
Per questo come ex detenuti facciamo un accorato appello a tutte le Istituzioni, in particolare a quelle preposte alla soluzione positiva delle nostre sane aspettative. Mentre esprimiamo la nostra gratitudine alla Chiesa, nella persona di sua Eccellenza, al presidente della cooperativa “Valle del Bonamico”, alle Associazioni di volontariato, dall’altra esprimiamo il nostro dispiacere per tutte quelle realtà istituzionali e sociali che mostrano chiaramente di non credere in noi, attraverso un ostruzionismo culturale, fondato su luoghi comuni. È un modo inaccettabile, di pensare e di agire perché in forza della nostra natura sociale siamo, in qualche modo, un corpo unico e il male come il bene di uno si ripercuote negli altri. La persona non può mai dire “non è affar mio”, ognuno è responsabile di tutti. L’esigenza del rispetto del diritto è dovere per tutti, perciò ci limitiamo a richiamare alcuni punti essenziali, nell’intento di offrire un nostro contributo alla riflessione seria che riteniamo necessaria su questa questione assai complessa e difficile a risolversi positivamente per tutti, ma che in ogni caso non può essere ignorata.
A tutte le realtà istituzionali e sociali diciamo con forza: non spegnete la nostra speranza! Non affievolite il nostro entusiasmo! Credete in noi, perché noi crediamo in voi.
Gli ex detenuti del progetto “Potamos”

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