mercoledì, settembre 27, 2006

Io, schiavo in Puglia

di a.g., s.p.

Si tratta del resoconto di un reporter che si è mischiato per una settimana ai raccoglitori di pomodori in Puglia. Scriviamo questo post per invitare a leggere l’inchiesta chi non l’avesse ancora fatto.

Senza dubbio l’articolo non può lasciare indifferenti. I tempi dei caporali non sono tramontati, ... è un bello schiaffo sapere che a due passi da casa c'è un'agricoltura che col nostro sociale ha ben poco a che spartire.... Ma non è solo Puglia e non è solo agricoltura. A chi capita di passare lungo le principali strade consolari, in uscita da Roma, al mattino molto presto, sarà anche capitato di vedere centinaia di persone (braccianti, operai, ecc.) che aspettano il caporale di turno perchè questo li porti nei campi o nei cantieri. Immaginiamo, in situazioni simili a quelle descritte e subite dal reporter Gatti nel foggiano. Ma non è tanto la diffusione del caporalato che ci sorprende, nè quanto descrive Gatti nel suo articolo. Già di per sè non è normale che questo, che non è un fatto episodico ma riguarda migliaia di persone, esista in un paese che si definisce civile, ma è normale che la cosa sia caduta quasi nel vuoto? poi la cosa...si tratta di reati. Su quanti giornali ne abbiamo letto notizia? Nei TG quanto spazio è stato dato?
Ci piacerebbe sapere se e quanti controlli sono scattati di conseguenza. E naturalmente se i responsabili sono stati individuati.

La notizia dello sfruttamento della manodopera straniera nei campi nazionali ci sembra sia stata lasciata cadere in un lampo dai media di larga diffusione, l'abbiamo trovata su un sito che si occupa di agricoltura biologica. Questo fa riflettere: possibile che l'unica agricoltura a ricordarsi dell'etica e dei diritti umani sia quella biologica? Possibile che il caporalato, la cattiveria e la disumanità siano da considerarsi alla stregua di diserbanti e fitofarmaci, ovvero siano permessi nell'agricoltura convenzionale? Sappiamo che non è così, ma che facciamo noi che parliamo di etica dell'agricoltura, di agricoltura sociale? Siamo convenzionali o biologici?…
La notizia l’abbiamo anche ritrovata su altri siti, ma per lo più piccoli siti o siti “sensibili” alla tematica, ong, associazioni di volontariato, il sito di un progetto che si occupa di promozione dei diritti di cittadinanza, un altro di emigrazione, diversi siti che si occupano di informazione indipendente, informazione consapevole.

Abbiamo ritenuto utile (forse più alla nostra coscienza che nella realtà) far riferimento a questa inchiesta su questo sito. Per le tematiche che diciamo di voler discutere, relative all’agricoltura sociale, crediamo non si possa non far riferimento a questa notizia, cercando anche di approfondirla, chiederne ragione ad un pò di gente e fare in modo che non venga dimenticata nel giro di qualche settimana.
Crediamo sia anche un dovere morale, quello di comunicare, a chi passa anche accidentalmente da un sito del genere, che l’etica riguarda tutti, perché a volte siamo portati a pensare che di etica ne abbiano bisogno solo i disabili o gli anziani, non è immediato il nesso fra l’economia, la vita politica, la vita “ordinaria” e l’etica. Molti non sanno nemmeno che per raccogliere i pomodori serve chinarsi e faticare, figurarsi se immaginano che nel 2006 esiste ancora il caporalato e che può avere un senso parlare di etica anche in agricoltura.
Non vogliamo fare denunce infuocate, ma solo informare che esiste anche (o meglio, ancora) questo nei nostri campi, nei nostri cantieri e non così lontano da noi.

Un paio di giorni fa ad un incontro sull’economia sociale tenutosi a Roma, un sacerdote – ebbene sì, un sacerdote - ha detto che in troppi luoghi e troppe volte lo sfruttamento viene camuffato da solidarietà e che in troppi luoghi e troppe volte le fasce deboli vengono usate in fondo solo per far arricchire altri, generalmente già ricchi.
Come dire che il lavoro può rendere liberi o può rendere schiavi, in Puglia come in tanti altri luoghi.

Per leggere il resoconto di Fabrizio Gatti:
http://espresso.repubblica.it/
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1 commento:

Silvia P ha detto...

Leggo oggi (31 gennaio 2007) su Agra Press che la commissione agricoltura ha iniziato un'indagine conoscitiva sul sistema di produzione ortofrutticolo nel mezzogiorno. Testo completo: "il fenomeno del capolarato deve essere bonificato perche' oltre a creare una situazione di crisi nel settore agricolo, genera allarme sociale e impedisce lo sviluppo di colture e filiere che altrimenti darebbero occupazione e reddito nelle regioni del sud". lo ha detto il presidente della commissione agricoltura della camera marco lion (verdi), per il quale "urge trovare e ipotizzare soluzioni efficaci attraverso dei provvedimenti normativi. a tal fine – ha aggiunto – la commissione agricoltura ha iniziato un'indagine conoscitiva sul sistema di produzione ortofrutticolo nel mezzogiorno. la necessita' di analizzare le modalita' e gli assetti produttivi del sud nasce dalla profonda esigenza di capirne le caratteristiche strutturali e apportare cosi' le necessarie modifiche dove occorre." ...speriamo si arrivi a risultati concreti e, soprattutto, utili!