giovedì, novembre 09, 2006

Lettera Aperta dalla Calabria alla Calabria

Di seguito pubblico una lettera scritta dal Dott. Piero Schirripa, Presidente della Cooperativa Valle del Bonamico e Vice Presidente del Consorzio Sociale Goel.
La Cooperativa Valle del Bonamico, come vi ho raccontato sempre abbastanza di fretta, conosciuta forse maggiormente come la “cooperativa dei lamponi”, è stata ultimamente spesso al centro dell’attenzione di stampa, televisioni, eventi enogastronomici, (...oltre le attenzioni particolari riservatele da - naturalmente - non si sa chi), come realtà in grado di coniugare capacità imprenditoriale e attenzione al sociale. Si tratta di una cooperativa di lavoro, che svolge attività agricole dal 1995 in provincia di RC, in un territorio a forte concentrazione mafiosa e con un altissimo tasso di disoccupazione. Il Presidente onorario è Monsignor Giancarlo Maria Bregantini, Vescovo della Diocesi di Locri-Gerace.

Ora, al di là delle attività della cooperativa Valle del Bonamico (magari un’altra volta potremmo chiedere di pubblicare qui un breve racconto della loro esperienza), mi piace l’idea di condividere con voi e con chi passerà da queste parti il contenuto della lettera e soprattutto gli interrogativi finali e ricevere magari opinioni e idee anche da persone che vivono e operano fuori dalla Calabria, ma che possono offrire spunti, punti di vista e suggerimenti. ag


Caro Vincenzo e Pippo e Aldo e Franca…
Una e-mail alla Calabria degli Onesti.

Abbiamo detto (…mestamente) che nella Locride ed in Calabria non tutto è palude e che non c’è solo il brutto che i mass-media fanno vedere.
E’ vero: negli anni le cooperative si sono radicate ed hanno inciso nella vita dei paesi trasformando finanche il paesaggio agricolo; la chiesa ha conquistato sempre maggiore autorevolezza di denuncia e di proposta; alcuni sindaci stanno riuscendo a guidare le loro comunità verso una vivibilità ordinata; i bravissimi ragazzi di Locri e la gioventù tutta della Calabria hanno fatto balenare una luce nel tunnel del barbaro omicidio politico-mafioso di Franco Fortugno; infine la rete solidale di autodifesa di Comunità Libere ha connesso fra di loro tutte queste realtà e le altre della Calabria intera.
Però, a pelle, prevalgono lo sconforto e la paura.
Se non fosse così non sarebbe vera l’analisi che tutti noi facciamo e che ci accomuna: essere la presenza della mafia e dei poteri deviati così prevalente e pervasiva nel mondo della politica, nella società e nella vita economica della maggior parte dei nostri territori, da rendere eroico, fino al rischio del martirio, qualsiasi normale comportamento di affermazione dell’equità, dei diritti e delle regole. Alla fine tutti, o quasi, debbono chinar la testa rispetto alla rete dei notabili, espressione questa del potere deviato, della politica clientelare ed assistenziale, delle grandi famiglie, di un mondo ecclesiale accomodante, delle istituzioni colluse…e l’eletto/prescelto governa con plebiscitario consenso.
Questo ci siamo detti caro Vincenzo, caro Pippo, e Aldo, e Maria Paola, e Sergio, e Paolo, e Franca, e Teresa, e Tonino etc., rinviando ancora la discussione sull’ipotesi che la Calabria degli Onesti possa farsi proposta politica di impegno personale e collettivo.
In tutto questo processo decisionale tra noi ha interferito non poco la constatazione della scarsa reattività della società civile calabrese dopo il delitto Fortugno rispetto a quella che si è constatata in Sicilia dopo i delitti Falcone e Borsellino: scarsa reattività da noi ascritta ai fortissimi condizionamenti che agiscono in Calabria da parte di mafia e poteri deviati (in ultima analisi alla pura paura di pagare le conseguenze di una esposizione pubblica su ogni piano: dalla carriera, alla solitudine, alla stessa vita etc.).
Eppure il dado dovrà essere inesorabilmente tratto.
Ci guida l’amore, forse anche impaziente, per la Calabria: per le sue montagne verdi e il suo mare blu, per la sua acqua chiara e leggera ed il sole che fa rosseggiare i lamponi a Natale. I monumenti del suo passato greco, bizantino e normanno sono il giacimento da cui trarremo le risorse per tornare ad essere centro del mediterraneo, punto d’incontro, di dialogo e visita.
Ai nostri giovani è consegnato l’impegno alla cura ed alla valorizzazione delle risorse del nostro territorio: amare la Calabria ed il lavoro in Calabria. Paradossalmente il nostro passato con la magnificenza dei suoi siti monumentali ha quasi oscurato negli anni altri elementi che possiedono l’intrinseca qualità di essere risorsa: per esempio il felicissimo connubio climatico e pedologico e il rapporto mare-monti che ha determinato in Calabria la più grande biodiversità nel selvatico e nel domestico tra tutte le terre d’Europa. Occorre sicuramente unire – fuori e contro questi brutti partiti della nostra politica- associazioni, movimenti, cooperative, chiese, professioni, imprese, giornali, università contro i soprusi e le ingiustizie sociali. Ma non è solo l’ipoteca mafiosa il male della nostra terra: non c’è cultura d’impresa e di rischio d’impresa perché il lassismo e il clientelismo l’hanno troppo a lungo mortificate; non c’è know-how in ambito industriale, agricolo, turistico o commerciale, ridotta com’è l’economia ad ancella delle pubbliche prebende; debole l’associazionismo; iniquo il rapporto con le banche; del tutto inadeguate nella professionalità e nella imparzialità la burocrazia degli Enti.
Eppure abbiamo detto di restare, di osare il lavoro, di osare la speranza. Occorre coraggio per realizzare un futuro di speranza. Ne siano la guida i nostri sogni collettivi.
Solo questo progetto di bene comune sconfiggerà la mafia ed i poteri deviati. Solo il nostro consenso può dare alle forze dell’ordine ed alla magistratura la forza per infliggere duri colpi ai nemici della Calabria.
I valori della legalità, della giustizia sociale, della dignità e della centralità dell’individuo debbono diventare opera, impresa, lavoro nella libertà e nella solidarietà dell’amore.
Oggi le istituzioni sono sole e neglette oltre che deboli.
La gente le deride ed addirittura entra in conflitto con esse per l’affermazione di ogni diritto. Ogni certificato è un valico da superare con la raccomandazione. Ma anche le vittime eccellenti di delitti eccellenti per ottenere giustizia debbono protestare. Individui e comunità sono in continuo conflitto con le istituzioni.
Noi invece, la Calabria degli onesti, delle associazioni, delle cooperative, delle chiese, delle imprese sentiamo il consenso intorno a noi: grandissimo per i ragazzi e i giovani ed ugualmente grande per tutti quelli cui viene riconosciuto spirito di servizio e intransigente coerenza di lavoro e di opposizione al sistema delle mafie e dei poteri oscuri.
Può diventare tutto ciò un progetto etico a fondamento della politica?
Possiamo, partendo dal basso, conquistare i palazzi del potere popolandoli di gente pulita?
Su questo dobbiamo riflettere e su questo spendo il mio contributo, cari amici, se vogliamo vedere verità e giustizia in una terra non più devastata ma amata e “sposata” (se così si può dire) dai suoi stessi abitanti.

Locri addì 8 novembre 2006
Pietro Schirripa
presidente Cooperativa Valle del Bonamico
e vice presidente Consorzio Sociale Goel
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