giovedì, giugno 07, 2012

Agricoltura sociale e/è innovazione

Articolo del Prof. Francesco Di Iacovo (Università di Pisa) pubblicato sulla newsletter Worm, Numero 4, Maggio 2012, AiCARE

Tanto oggi si parla di innovazione, non tanto innovazione tecnologica che è una parte dell'innovazione, quanto innovazione in senso più ampio, quella innovazione capace di generare progresso umano attraverso il cambiamento (Wikipedia: Innovazione, 2012). L’innovazione, in tal senso, è prima di tutto una "forma mentis" che consente di “pensare” in modo innovativo, "pensare in grande" vs "pensare in piccolo".

Nel campo dell'agricoltura sociale si osservano percorsi particolarmente interessanti di innovazione sociale, con essi ci si confronta, si condividono riflessioni che nascono da esperienze professionali, dallo studio e dalla ricerca, dall'incontro con persone "innovative" ma anche con quelle che lo sono meno. Questo breve articolo prende spunto dall'incontro tenutosi a Pisa il 27 aprile “Agricoltura sociale: modelli di lavoro, di collaborazione e di valutazione”, giornata di confronto tra attori e territori, e, riportando alcune considerazioni emerse dall'incontro, rilancia alcune riflessioni sul tema dell'innovazione.

Come hanno potuto constatare quanti hanno partecipato, l’incontro è stato molto seguito e con riscontri estremamente positivi per i suoi esiti. Tanti coloro che hanno contribuito alla riuscita della giornata con interventi qualificati.

E' utile provare a riassumere alcuni elementi emersi, in maniera molto chiara, durante lo svolgimento della giornata. Innanzi tutto il fatto che la Toscana stia facendo maturare, sui territori, iniziative complesse e coerenti con l’esigenza di ripensare modelli di welfare e, allo stesso tempo, di creazione di valore in una logica di giustizia sociale e di innovazione, modelli ai quali si guarda con attenzione fuori del territorio regionale; lo schema di lavoro maturato nel tempo sul territorio della Valdera trova nuove adesioni anche altrove, marcando una differenza rispetto alle pratiche di agricoltura sociale singole ed isolate dalla rete pubblica dei servizi. Le istituzioni, sebbene con diversi approcci, si avvicinano al tema dell’agricoltura sociale, a volte promuovendo innovazione, anche su aspetti puntuali, altre volte introducendo strumenti utili, sebbene, generici, che perseguono una visione ancora assistenzialistica. Si registra, inoltre, un crescente interesse da parte degli agenti intermedi – del mondo agricolo e sociale - sul tema: questo fatto genera l’apparire di visioni non necessariamente del tutto convergenti con le iniziative di territorio e con gli elementi innovativi delle pratiche di territorio. Si registra, infine, un avvicinamento del legislatore nazionale e di quelli regionali all’argomento con tutte le potenzialità ed i rischi che questo comporta dal punto di vista dell’evoluzione delle pratiche su sentieri innovativi.

Quello che stiamo vivendo, è un passaggio di fase dell’agricoltura sociale, che esce dalle singole iniziative pilota e dai piccoli nuclei di iniziative, per entrare in una fase in cui si sistematizzano conoscenze e si adottano norme. Una fase nella quale, diviene prioritaria la capacità di instaurare un confronto franco tra portatori di innovazione – singole realtà ed esperienze o sistemi territoriali organizzati – e nuovi soggetti - istituzionali e corpi intermedi che, da parte loro, hanno maggiore facilità ad intervenire nel campo delle norme e delle politiche. Di fatto, nello scenario nazionale si registrano almeno cinque realtà diverse: 1) la presenza di singole esperienze ancora isolate; 2) l’organizzazione di reti specifiche che cercano di raggruppare le prime per accrescere la rappresentanza nazionale del tema e l’organizzazione interna delle singole esperienze, reti che si auspicherebbe non competitive tra di loro; 3) l’ingresso di soggetti intermedi con visioni evolutive sull’argomento. Questi muovono da logiche spesso settoriali e con atteggiamenti che rischiano arroccamenti corporativi e competitivi sul tema ma che possono rapidamente abbracciare posizioni di innovazione nel confrontarsi con le pratiche di campo; 4) soggetti istituzionali che, mano a mano che il tema cresce in visibilità, intervengono orientando l’uso delle politiche in direzioni che si auspica siano orientate verso l’ascolto dell’innovazione ed il suo supporto, un esito, però non scontato a priori; 5) le esperienze di territorio, che hanno costruito conoscenza innovativa e condivisa sul tema, creando forti collaborazioni tra enti e soggetti pubblici e privati, che pure rischiano di vedere compromessi i loro sforzi se non riescono ad interagire attivamente con i soggetti di cui sopra.
Una singola giornata non può esaurire un percorso di confronto che deve vedere i singoli soggetti farsi parte attiva. L'auspicio è che questa giornata possa aver rappresentato una tappa di un percorso in cui si delineano chiaramente alcuni aspetti, assolutamente non secondari, anzi cruciali per lo sviluppo della tematica dell'agricoltura sociale, e quindi per le ricadute e gli impatti sulla vita di ogni giorno delle persone: l'agricoltura sociale, con la sua pluralità di azioni e soggetti, può essere un modello su cui costruire un modello sociale nuovo, il suo sviluppo si inserisce in un contesto più ampio e generale in cui si osservano tendenze ed esperienze, sempre più numerose, nelle quali il ruolo ed il coinvolgimento della società civile, nelle sue diverse forme ed espressioni, diventa determinante nella scelta e nella definizione dei percorsi realizzati, così come determinanti risultano essere le collaborazioni, improntate e fondate su relazioni significative e sulla partecipazione attiva di tutti i soggetti coinvolti. Per queste ragioni in questa fase, in cui bisogna innovare rapidamente, attivare governance dell'innovazione e portare gli innovatori nei luoghi di decisione, è importante tenere ben presente che: vi sono luoghi che favoriscono l'innovazione e luoghi che la deprimono; l'innovazione è un fenomeno diffuso, che nasce nella società; le reti non sono meccanismi aridi ma sono fatte di persone, quindi di relazioni e di emozioni; partecipare in maniera consapevole ai processi decisionali è il fondamento della partecipazione democratica; per partecipare in modo consapevole ai processi decisionali, ciascuno deve essere informato e ciò richiede tempo, volontà e processi trasparenti.

Evidentemente tutto ciò rappresenta un'opportunità e, nello stesso tempo, una responsabilità sia per le istituzioni che hanno il compito pubblico di promuovere innovazione riconoscendo le esperienze più innovative e comprendendone il grado e la reale innovazione, sia per gli innovatori stessi che possono agire e penetrare nei luoghi decisionali al fine di favorire e collaborare al cambiamento istituzionale.



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