domenica, gennaio 11, 2009

Tributo a Fabrizio De Andrè a blog unificati

L'11 gennaio 2009 la musica italiana ricorda il grande Fabrizio De Andrè a dieci anni dalla sua scomparsa. Tra le 22.40 e le 22.50, un centinaio di radio italiane trasmetteranno, in contemporanea con lo speciale “Che tempo che fa” di Raitre dal titolo “Fabrizio 2009, Amore che vieni amore che vai, la canzone scelta da Dori Ghezzi come simbolo di questo ricordo via etere.
L'idea è di rilanciare questa iniziativa anche sul web. Chiunque abbia un sito o un blog, quel giorno dedichi un post al grande Faber, pubblicando il video di "Amore che vieni, amore che vai".


Il Lombrico Sociale ha aderito all'iniziativa, questo il motivo di un post "musicale" sul nostro blog.
Pensavamo di limitarci a questo, difficile aggiungere altro, forse non necessario, è sufficiente il ricordo ed il pensiero di ciascuno di noi ed il ricordo collettivo in questa giornata. Ma poichè De Andrè ha cantato soprattutto storie di persone ai margini della società, storie di ultimi, di invisibili, ha dato loro voce (che voce....) attraverso la musica (e che musica...), il nostro post, attraverso il ricordo di Fabrizio De Andrè, è dedicato anche a chi, in questo momento storico, emarginato ed ultimo lo è forse più di tutti: gli stranieri provenienti dagli angoli più poveri del mondo.
A tutti loro, con la dolcezza con cui sono stati cantati da De Andrè, dolcezza di cui nel quotidiano - è provato - non siamo capaci, con un particolare pensiero a tutti coloro che sono utili all'economia agricola del nostro paese, ma non si vedono riconosciuto alcun diritto e sono spesso vittime di ricatti e violenze.
Il Lombrico Sociale discute, studia, visita e racconta di tutte quelle esperienze che coniugano agricoltura ed utilità sociale, nelle quali le risorse dell'azienda agricola sono impiegate non solo per la produzione di beni alimentari, ma anche per fornire servizi rivolti a migliorare la qualità della vita delle persone (con particolare riguardo alle fasce deboli della popolazione e/o a rischio di marginalizzazione) e della collettività, per creare occasioni di inserimento lavorativo e di aggregazione.
Poco più di due anni fa abbiamo pubblicato un post sull'inchiesta del giornalista Fabrizio Gatti "Io, schiavo in Puglia", da cui emergevano situazioni in cui invece l'agricoltura diventa il contesto in cui le fasce deboli sono sfruttate, usate - al di fuori di ogni regola - per far arricchire altri, generalmente già ricchi. Oggi, in questa occasione, ci e vi invitiamo ad informarci su quello che succede a Rosarno (RC), dove migliaia di immigrati, provenienti per lo più dall'Africa, arrivano nella Piana di Gioia Tauro in occasione della raccolta delle arance. Vi invitiamo a leggere delle condizioni di lavoro e di vita, dello sfruttamento, della violenza, dell'indifferenza generale (tanta), della solidarietà (poca, ma c'è anche quella, da parte di Medici senza frontiere ad esempio, come in altre zone di guerra, e di alcuni cittadini).
La webzine terrelibere.org altre forme di informazione sta seguendo da anni la vicenda, ha istituito l'Osservatorio invernale sulla raccolta della arance nella Piana di Gioia Tauro che pubblica aggiornamenti quotidiani.
Tratti dal sito, di seguito segnaliamo:

Rosarno, terra di confine
Per la legge sono invisibili e non hanno diritti. Sono utili all`economia agricola della Piana, ma sono vittime di rapine e violenze. Vivono in un un contesto estremo, con diverse amministrazioni sciolte per mafia in pochi chilometri, sindaci arrestati, fabbriche finanziate coi soldi dello Stato ed imprenditori spariti nel nulla. Una di queste è la famigerata "cartiera" dove centinaia di africani sopravvivono in condizioni disumane


Il reportage fotografico del Guardian (2006)

Una Stagione all'Inferno, rapporto sulle condizioni degli immigrati impiegati in agricoltura nelle regioni del Sud Italia (Medici senza frontiere, febbraio 2008)


«Ricorda Signore questi servi disobbedienti
alle leggi del branco
non dimenticare il loro volto
che dopo tanto sbandare
è appena giusto che la fortuna li aiuti
come una svista
come un'anomalia
come una distrazione
come un dovere»
(Smisurata preghiera, da Anime Salve 1996)

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Fabrizio De André, un’ombra inquieta.
Ritratto di un pensatore anarchico – Edizioni Il Margine

Libro di Federico Premi
Recensione di Laura Tussi

Fabrizio De André ha sempre praticato consapevolmente l'esercizio del pensiero e la sua opera politica e musicale rappresenta una sapiente e radicale critica alla concezione borghese dell'esistenza.
L'autore del libro, Federico Premi, avvalora questa ipotesi tramite l'analisi dei manoscritti inediti di De André, disponibili presso il centro studi Fabrizio de André dell'Università di Siena, dove appaiono ricorrenti i riferimenti alla tematica anarchica e alla critica della società borghese. “È tempo di tornare nomadi. Siamo stati sedentari per troppo tempo. Bisogna rimettersi in cammino”. Fabrizio De André continua a ripetere questo concetto nelle sue canzoni e nei moltissimi appunti manoscritti.
La vita infatti è un continuo processo di metamorfosi, di cambiamento, di ricerca nella costante resistenziale e febbrile dell'erranza.
Secondo De Andrè, l'anarchia, oltre che forma di autogoverno alternativa all'attuale sistema di potere, rappresenta il solo antidoto contro l'omologazione sociale e culturale, contro la pianificazione categorica e l'arbitrio imperante. Tra gli aspetti più inquietanti dell'immobilismo della società contemporanea è l'assuefazione universale alla logica capitalista. Il verbo del fondamentalismo capitalista si è imposto ovunque, operando una drastica reductio ad unum, un’inaudita uniformizzazione, pianificazione, normalizzazione del sistema e omologazione culturale. L'umanità dovrà attuare presto un nuovo sistema politico ed economico e una diversa e più virtuosa cultura del confronto e dello scambio, non più fondate esclusivamente sul torvo e bieco valore del profitto e del tornaconto, nella realizzazione di un'utopia sommessa e confessata in versi, all'interno di un discorso cifrato ed elusivo nelle canzoni di De André, che canta una critica serrata al mondo borghese del conformismo allineato. Infatti, borghese è, in ogni tempo, l'invincibile inerzia dello spirito, l'ossessione per l'agio e la stabilità, matrice di ogni idolatria, che costituisce il momento statico immortale dell'esistenza del singolo e della società. La morale borghese è mortifera, in quanto vuole bloccare il divenire, nella pretesa di uniformare, omologare, conformare e rendere tutti gli uomini simili fra loro, equivalenti, intercambiabili, perché il borghese si preoccupa di essere integrato, allineato e leale con il sistema. Un'autentica rivolta esistenziale consiste nel riconoscere il proprio stato di uomini colonizzati e allineati, per liberarsi dagli ingranaggi del sistema e divenire Anime Salve, riappropriandosi di se stessi e della propria vita in modo unico e originale. Il potere persuasivo di ogni sistema, fondato su valori fissi e indiscutibili, provoca paura e disorientamento per ogni diversità e alterità anarchica, opposta all'ingranaggio del quotidiano. Il borghese non sa riconoscere il proprio intimo essere, l' “ombra inquieta” che si muove nelle pieghe dell'anima e della storia.
Il Faber pensatore affronta dunque i temi della borghesia e dell'anarchia come categorie dello spirito, del potere e della costante resistenziale, tra morte, solitudine e natura, tra follia e diversità, per cui l'artista diviene anticorpo del sistema vigente e cantore di bellezza e utopia.
Laura Tussi
www.youtube.com/lauratussi