venerdì, maggio 23, 2008

Il lombrico sottomarino

Inauguriamo una nuova rubrica, se così si può dire, del nostro blog. E' destinata ad ospitare informazioni, esperienze e riflessioni dall'isola di Gorgona. Questo spazio sarà realizzato con la collaborazione e l'aiuto di Marco Verdone, medico veterinario e consulente della Casa di Reclusione dell'isola di Gorgona. I materiali saranno archiviati con l'etichetta Gorgona. Per avere qualche notizia introduttiva sull'isola consigliamo di leggere il post di presentazione del libro "Il respiro di Gorgona".
Desideriamo ringraziare nuovamente Marco per aver accolto il nostro invito ed averlo fatto con entusiasmo.


di Marco Verdone
12 maggio 2008


Questa volta raccontiamo la prima missione del lombrico sottomarino: rotta isola di Gorgona.
Obiettivo: dare un’occhiata in giro, assorbire, trasformare e centrifugare quello che si riesce a vedere.
Il lombrico sociale ha tante risorse ma questa missione è particolarmente difficile: lui che è un essere di terra, che vive sotto terra, che la terra la divora e la riveste, dovrà andare per mare e affrontare l’elemento acqua. Ma l’acqua, sa bene, è importante quanto la terra. L’acqua è l’elemento della fertilità che mette in comunicazione e che veicola le emozioni.

La giornata era propizia per la missione del lombrico sociale. Inizio maggio, centro della primavera. Sole e leggero venticello, temperatura ideale per lavorare e viaggiare.
Indossate maschera, pinne e bombole, il nostro lombrico sociale si apprestò a partire per la sua prima “missione sociale speciale” diretto all’isola di Gorgona.
Gorgona è un carcere, un’azienda agricola, un parco e un luogo interessante per ogni lombrico che si rispetti. Ci sono più di mille animali di tutte le specie domestiche allevati e curati dai detenuti e perciò c’è materiale di tutti i tipi per esercitarsi nella difficile arte del vivere. Quindi il lombrico sociale voleva saperne di più e partì senza tanti ripensamenti.
Il lombrico, si sa, procede per piccoli passi e quindi non sappiamo bene quando partì ma sappiamo quando arrivò. Sbarcò sulla spiaggia di Gorgona una mattina speciale. Tutte le mattine, penserete voi, sono speciali. È vero, ma quella fu particolarmente speciale. Più speciale di tante altre che testimoniano la presenza del sole e quindi delle energie che si rinnovano, dirà qualcun’altro? Più speciale come qualità e degna di essere ricordata come mille altre.

Appena sbarcato sulla spiaggia la prima cosa che vide furono due gabbiani che camminavano sui sassi a pochi metri da lui. Sembravano sentinelle messe a controllare gli intrusi. Il lombrico sociale capì subito che era meglio tenersi a distanza da quei due. Erano grossi, dal becco potente e con un piumaggio talmente candido e perfetto che magnetizzava. Avevano i loro nidi a non molta distanza da lì e apparivano decisi e minacciosi. Si tirò su la maschera per vederci meglio e inizio a procedere verso l’alto. Costeggiando alcune barche a riposo, salì in direzione di un gruppo di case bianche che si affacciavano proprio su quella piccola spiaggia.
Da bravo lombrico sociale si era documentato e aveva saputo che quel piccolo borgo era un antico insediamento di pescatori che si era costituito grazie all’arrivo di famiglie dalla lucchesia. Gorgona era un luogo privilegiato e ricco di pesci. Negli anni passati era stata famosa per la pesca delle acciughe. Da giugno ad ottobre si riempiva di pescatori provenienti da Ponza e dalle isole campane per iniziare la raccolta del pregiato pesce azzurro. Salendo lentamente le scale del paese immaginava come dovevano essere le case quando c’erano tante famiglie e decine di bambini.

Dopo una ripida scalinata si trovò di fronte una chiesetta, bianca e spartana.
Nel frattempo passarono alcune persone vestite con abiti da lavoro. Si dirigevano verso la parte alta dell’isola e portavano forbici da pota, segacci e bottiglie d’acqua. Il lombrico sociale li osservò con attenzione e li seguì con lo sguardo fino alla prima curva. Il gruppetto si fermò e iniziò a discutere indicando un ampio anfiteatro che si affacciava su di loro a pochi metri di distanza. C’erano dei terrazzamenti pieni di erba e soprattutto pieni di olivi. Il lombrico sociale si erse in tutta la sua statura per meglio vedere e capì subito che quelle persone erano lì per potare gli olivi. Il lombrico sociale sapeva bene di cosa si trattava ma voleva capire meglio come si svolgevano le cose laggiù, in un carcere circondato da una rigogliosa vegetazione che si affacciava su un intenso mare blu.
Intuì che per saperne di più doveva avvicinarsi cautamente.
Si levò l’attrezzatura da mare e alleggerito incominciò gradualmente ad avanzare facendo quello che sapeva meglio fare: camminare sottoterra e proseguire con gli occhi del suo intuito.

Dopo aver avanzato senza posa, tirò fuori la testa proprio vicino ad un olivo maestoso che si ergeva ai margini di un muro in pietra. La pianta trasmetteva forza e un senso di antica saggezza. Era un po’ che non veniva potata e si vedevano i rami allungarsi in tutte le direzioni seguendo il loro istinto che li portava verso la luce.

Da lì a poco si avvicinarono un gruppo di quattro persone e iniziarono a girarci attorno. Un uomo anziano dai folti capelli bianchi aveva in mano un lungo e sottile rametto e indicava i punti in cui dovevano essere effettuati i tagli. Con poche ed essenziali parole spiegò che alla pianta andava data una forma rispettando alcuni criteri.
Le persone presenti erano di diversa provenienza geografica e discussero sulle diversità tra le varie tradizioni regionali. Quegli olivi, negli anni, avevano visto centinaia di persone diverse. Avevano ricevuto e subito decine di potature differenti e a volte erano stati anche potati senza nessun criterio. Come al solito la natura accettava tutto con grande dignità, in silenzio e pazienza. Il tempo avrebbe rimesso le cose a posto e avrebbe riparato agli errori dell’uomo.

Il lombrico sociale capì che non tutti erano detenuti ma inizialmente non riusciva a distinguere bene i vari ruoli. L’anziano signore dai capelli bianchi si chiamava Dino e apprese che aveva ben 82 anni! Era venuto in Gorgona per collaborare come volontario alla potatura degli olivi. Per vari e complessi motivi gli olivi non erano stati ancora potati e quindi bisognava fare in fretta prima che fosse irrimediabilmente troppo tardi. Con Dino il lombrico sociale vide che c’era anche un agente di polizia penitenziaria “appassionato di campagna”, un altro giovane volontario, l’agronomo, il veterinario e alcuni detenuti. Le persone si divisero in due gruppi e iniziarono a potare dall’alto buttando i rami verso i gradoni in basso da dove poi sarebbero stati caricati su un carrello che li avrebbe portati alle pecore e alle capre che avevano l’ovile in un’altra parte di quell’area detta “Agricola”.

Grazie ai terrazzamenti il lombrico sociale poteva osservare bene tutto stando in una posizione comoda e sicura. Non gli sembrava di essere in un carcere e la brezza marina rendeva quella mattinata molto piacevole. Mentre Dino continuava a girare attorno agli olivi più grandi e a impartire pratici insegnamenti, i detenuti lo guardavano con ammirazione e gli chiesero se sarebbe ritornato.
Il lombrico sociale ascoltava tutto con interesse e anche se era più interessato alle radici che alle fronde, notò anche lui come le piante incominciarono ad “aprirsi” all’interno e a far penetrare la luce e a far circolare l’aria. Gli olivi sembravano gioire di questa presenza e tutta l’isola si era predisposta a collaborare. Appoggiato con le spalle al tronco di un giovane olivo, ascoltava i discorsi e si divertiva a vedere i ragazzi arrampicarsi sui grandi rami delle piante.

Aveva capito che si stava realizzando un esperimento molto interessante: far partecipare i volontari alla vita lavorativa del carcere in cambio di una giornata diversa e della visita di un’isola straordinariamente bella e complessa.
La vita del carcere è generalmente “blindata” ma in questa realtà le visite esterne erano sempre state numerose. Lo scambio con il mondo “libero” era vitale per rinnovare le motivazioni e favorire la libera circolazione di buone energie.
Il lombrico sociale conosceva l’importanza di quello che stava avvenendo sotto i suoi occhi e pensò alla fatica del ritorno con maggiore leggerezza.

La vita si nutriva di relazioni e scambi e lui, che di questo era esperto, sapeva quanto importanti fossero le piccole azioni e i gesti meno appariscenti. Non sappiamo a quale ora del giorno ripartì ma sappiamo che una volta arrivato a Livorno sentì la necessità di rendere testimonianza di questo piccolo fatto. D’altra parte, pensava sulla via del rientro, tanti piccoli fatti muovono terra, pensieri e uomini.
Per ricevere direttamente in posta i nuovi articoli, inserisci il tuo indirizzo e-mail:


oppure iscriviti al feed per tenerti sempre aggiornato sui nuovi contenuti del blog!
Per maggiori informazioni sui feed, clicca qui!

Stampa il post

1 commento:

ilgorgon ha detto...

Se volete informazioni esatte e complete sull'isola di Gorgona connettetevi al sito www.ilgorgon.eu. Saluti, Comitato Abitanti Isola di Gorgona