lunedì, aprile 30, 2007

Olanda, 19-22 aprile 2007

qualche foto del nostro viaggio in Olanda alla scoperta delle care farms... e con l'occasione... finalmente il volto di alcuni "lombrichi"

Agricoltura sociale in Emilia Romagna

Pubblichiamo un'intervista dal settimanale online Bioagricoltura notizie (Edizioni AIAB, Anno V, n.44/06, 15 dicembre 2006). Si tratta dell'intervista al direttore di una cooperativa sociale modenese, è molto interessante (alla luce del viaggio olandese, cari compagni di viaggio, direi che tutto diventa ancora più interessante, come forse è normale che sia nel momento in cui ci si confronta con altre realtà, ma avremo modo di parlarne anche su questo blog).
La foto è stata scattata presso l'azienda agricola de Zonnebloem (NL).

Intervista a Marco Sassi, direttore della coop. Soc. Rinatura che si occupa di agricoltura biologica e di recupero di ex-detenuti, ex-tossicodipendenti, emarginati sociali, soggetti con lievi handicap psichici.

Notizie generali sull’azienda, ettari, produzioni ecc..
La cooperativa Rinatura da sempre si occupa di agricoltura biologica e di recupero di ex-detenuti, ex-tossicodipendenti, emarginati sociali, soggetti con lievi handicap psichici. Conta circa 110 ettari di terreno in affitto di cui 60-70 sono investiti a boschi, siepi, prati, zone umide, cioè a ricreare l’ambiente tipico della Pianura Padana. Vengono coltivati cereali misti (farro, orzo, grano), pisello,
favino (per la pratica del sovescio), girasole, ortaggi. Circa 2 ettari sono destinati a un frutteto allestito recuperando numerose varietà antiche tipiche della zona modenese. Anche il vigneto è costituito da varietà antiche (circe 20 tipi diversi di uva) ed è stato ripreso il vecchio metodo della piantata modenese maritata con l’olmo.
Dal 2000 stiamo sviluppando in collaborazione con il Comune di Modena un progetto di
partenariato con il Comune di Modena che ha permesso a Rinatura di acquisire in affitto un fondo a Marsaglia Nuova in Via Pomposiana 292 da ristrutturare, ed una quarantina di ettari di terreno, finalizzati alla creazione di un centro alloggio per persone in inserimento lavorativo e la realizzazione di una fattoria didattica Biologica.

La vostra cooperativa nasce come cooperativa sociale oppure era già una cooperativa agricola che a un certo punto ha esteso il suo campo d’azione all’attività sociale?
La Cooperativa Rinatura nasce dieci anni fa come cooperativa sociale grazie all’aiuto di due cooperative già esistenti (Porta Aperta e Oltremare).

In cosa consiste la vostra attività agricola e sociale?
L’attività principale della cooperativa è costituita da lavori naturalistici, manutenzione del verde, rimboschimenti, gestione di parchi e giardini. I dipendenti della cooperativa partecipano a tutte queste attività oltre a quelle riguardanti la parte strettamente agricola, quindi le varie pratiche colturali.
Gli obiettivi sono duplici: rispondere a due bisogni principali che provengono dalle persone in fase di inclusione sociale: oltre al lavoro, l’alloggio e la socialità; creare una fattoria didattica, dove si alternano attività di tipo produttivo ad altre strutturate a fini didattici per la creazione di un ambiente agricolo ed uno spazio pubblico a disposizione delle scuola.
E’ stato realizzato:
• un bosco con vegetazione autoctona disposto a corona dell’area di circa 30 ettari, del quale si continuano le manutenzioni per favorirne la crescita;
• un frutteto con funzione di campo catalogo delle varietà autoctone della Provincia di Modena;
• un vigneto con l’antico metodo della piantata modenese;
• un lago naturalistico per la preservazione di piante autoctone, già divenuto punto di ristoro per anatre e altri uccelli acquatici nelle loro migrazioni stagionali;
• colture di tipo estensivo di diversi cereali biologici;
• nel 2005 abbiamo realizzato un vigneto per la produzione di Lambrusco biologico;
• l’attivazione del progetto “BiOasi” che vede un gruppo di volontari impegnato nella gestione di un orto coltivato secondo le metodologie del biologico;
• una batteria di arnie per apicoltura;
• dal 2003 è operativa la Fattoria Didattica Centofiori nella quale svolgiamo attività didattica sulle tematiche ambientali ed agricole per le scuole della Provincia di Modena e nelle annualità 2004 e 2005 abbiamo partecipato all’iniziativa Fattorie Aperte. Nelle due Domeniche di Maggio di Fattorie Aperte del 2005, la Fattoria è stata visitata da circa 800 persone;
• a Dicembre 2003 è stata inaugurata la Struttura ricettiva Centofiori capace di ospitare 16 persone per offrire agli inserimenti lavorativi nelle Cooperative sociali e alle persone in difficoltà abitativa, una opportunità temporanea di alloggio. La struttura è convenzionata con il Comune;
• dalla primavera 2006 è attivo il Laboratorio di Educazione ambientale del Comune di Modena nell’ex fienile, e un agriturismo biologico nell’ex stalla.

Quali sono i punti di forza di un’attività sociale svolta in ambito agricolo? Le cose che la differenziano da quella svolta per esempio in ambiti ndustriali o dei servizi?
I punti di forza dell’attività sociale in ambito agricolo rimandano all’idea di un lavoro svolto all’aperto con fatica e sforzo fisico che aiuta a distrarre le persone che hanno avuto problemi di devianza sociale. I soggetti inseriti nel programma di recupero sono seguiti da un’educatrice interna alla cooperativa e sono impegnati nelle varie attività affinché possano stare a contatto con la natura e apprendere una professione. In una parola possiamo parlare di AGROTERAPIA.

La vostra attività sociale è anche un’integrazione di reddito?
Quanto incide nel bilancio complessivo della cooperativa?

Il reddito della cooperativa deriva soprattutto dalle attività naturalistiche e di manutenzione del verde, dalla didattica ambientale (attività di fattoria didattica per le scuole) e dalla vendita dei prodotti agricoli. La parte sociale non è un’integrazione di reddito perché non incide in alcun modo sul bilancio complessivo, è semplicemente la nostra mission, l’obiettivo principale per cui è nata questa cooperativa senza pensare ad un fine economico.

Il fatto che svolgiate un’attività sociale crea un valore aggiunto per i vostri prodotti e avete per questo un riconoscimento dal mercato?
Senza dubbio agricoltura sociale significa valore aggiunto per il prodotto, credo sia importante creare un marchio di riconoscibilità, come già fanno in altri paesi europei, per rendere visibile questo valore.

giovedì, aprile 26, 2007

Per ora i tulipani

... che non abbiamo visto (per poco...), ma fanno molto Holland. Un po' di pazienza e presto parleremo di Olanda e care farms.

Una lettera

Nelle settimane scorse mi è capitato di avvicinarmi al lavoro di una cooperativa agricola calabrese, la cooperativa Valle del Bonamico, ed alle fasi di ideazione di alcune attività da realizzare nel campo agricolo che vedranno il coinvolgimento di ex detenuti e loro familiari.
Sabato 14 aprile, inoltre, ho partecipato ad un bel incontro fra le cooperative socie di un consorzio calabrese, il consorzio sociale Goel, di cui la stessa cooperativa è socia. Fra le altre cose è stata letta una lettera, scritta dagli stessi ex detenuti, allievi anche dei corsi di formazione del progetto
Equal Potamos, gestito dalla stessa cooperativa Valle del Bonamico. Ho chiesto a questi ragazzi di poter pubblicare la loro lettera su questo blog, perchè solleva una problematica reale ed importante, sia a livello locale in un territorio particolarmente complesso, ma anche a livello nazionale, quella del reinserimento (o forse meglio inserimento) di queste persone nel mondo del lavoro e più in generale - anche attraverso il lavoro - del reinserimento nella società una volta scontata la pena carceraria. ag


Nel salutare cordialmente, a nome di tutti gli ex detenuti, sua Eccellenza Mons. Giancarlo Maria Bregantini, mi piace sottolineare che nel progetto “Potamos” ci viene offerta una grande opportunità di reinserimento nel mondo del lavoro, grazie alla cooperativa “Valle del Bonamico”.
Tutti noi, crediamo nella opportunità di questo progetto, che ci vede impegnati e sollecitati ad intraprendere un nuovo percorso di vita, laddove, attraverso la realizzazione di nuove cooperative, possiamo realmente sentirci realizzati e integrati in un processo di reinserimento lavorativo, attraverso il quale ci realizziamo come persone. In particolare, intendiamo fare azienda in un settore trascurato o del tutto dimenticato e, per questo, quanto mai innovativo. In particolare, mi riferisco alla possibilità di realizzare più aziende, per la salvaguardia dall’estinzione orami certa, del maiale nero calabrese, dalla particolarità dei bargigli (in dialetto “Margare”), che pochi conoscono. Una particolarità tipica della Locride che si trova nel territorio di Pietra Kappa, habitat naturale di una razza particolarmente prolifera e superiore, in quanto a qualità, rispetto ad altre razze di suini neri presenti in altre zone della Calabria e dell’Italia più in generale.
Con la cooperativa “Valle del Bonamico” abbiamo realizzato una visita a Benevento presso un Istituto di selezione genetica, per vedere da vicino un allevamento di maiale nero Casertano. Si intende ora presentare la nostra idea progettuale alle istituzioni a noi vicine, ritenendo questa una importante opportunità per l’inserimento di noi ex detenuti nella società e nel mondo del lavoro, e per il territorio della Locride.
Malgrado il nostro entusiasmo e la nostra convinzione per ciò che ci viene prospettato, non ci illudiamo; infatti, la strada dell’integrazione è ancora lunga e va affrontata con coerenza e rigore. È auspicabile che sul piano sociale si realizzi l’incontro di costumi, tradizioni, culture e linguaggi i quali, intrecciandosi, si aprono al dialogo e al confronto per una convivenza pacifica e costruttiva, capace di favorire la reale integrazione di quelle categorie, come noi ex detenuti, che se ben guidati contribuiranno all’apprezzamento reciproco e a smussare le molte tensioni accumulate nel tempo. Saremo così, per la società tutta, non solo un problema da risolvere, talvolta in modo sbrigativo ed estremo, ma una reale opportunità di vera crescita e progresso integrale. A volte, ci sentiamo manipolare come burattini dall’opinione pubblica, che è creata da coloro che ci vogliono far ballare al loro ritmo. Se poi noi ci confrontiamo con le parole del Vangelo: “Ero forestiero e tu mi hai accolto”, suscita in noi un profondo e serio interrogativo: la strada che stiamo percorrendo ci porterà al completo riscatto della nostra vita?
Per questo come ex detenuti facciamo un accorato appello a tutte le Istituzioni, in particolare a quelle preposte alla soluzione positiva delle nostre sane aspettative. Mentre esprimiamo la nostra gratitudine alla Chiesa, nella persona di sua Eccellenza, al presidente della cooperativa “Valle del Bonamico”, alle Associazioni di volontariato, dall’altra esprimiamo il nostro dispiacere per tutte quelle realtà istituzionali e sociali che mostrano chiaramente di non credere in noi, attraverso un ostruzionismo culturale, fondato su luoghi comuni. È un modo inaccettabile, di pensare e di agire perché in forza della nostra natura sociale siamo, in qualche modo, un corpo unico e il male come il bene di uno si ripercuote negli altri. La persona non può mai dire “non è affar mio”, ognuno è responsabile di tutti. L’esigenza del rispetto del diritto è dovere per tutti, perciò ci limitiamo a richiamare alcuni punti essenziali, nell’intento di offrire un nostro contributo alla riflessione seria che riteniamo necessaria su questa questione assai complessa e difficile a risolversi positivamente per tutti, ma che in ogni caso non può essere ignorata.
A tutte le realtà istituzionali e sociali diciamo con forza: non spegnete la nostra speranza! Non affievolite il nostro entusiasmo! Credete in noi, perché noi crediamo in voi.
Gli ex detenuti del progetto “Potamos”

Le Fattorie Sociali ad UNOMATTINA

Il 24 aprile ad UNOMATTINA si è parlato di Fattorie Sociali.

Cliccando qui è possibile vedere la registrazione del servizio.

Le “Terrazze Terapeutiche”

In attesa di fare il punto sulla stupenda esperienza olandese, segnalo questa iniziativa, purtroppo appresa solo oggi! (letta sul portale Wine news, alla pagina:
http://www.winenews.it/index.php?c=detail&id=10311&dc=58)
Arrivano "le terrazze terapeutiche", un'iniziativa del reparto di Oncologia dell'Ospedale di Carrara diretto dal professor Maurizio Cantore, realizzata grazie ad un'attiva e sensibile sinergia che ha messo in collaborazione Anve (Associazione Nazionale Vivaisti Esportatori) di Confagricoltura, l’Asl 1 di Massa e Carrara e la Facoltà di Agraria dell'Università degli studi di Perugia.
L'iniziativa, nata da un'idea di Anve, ha incontrato l’interesse di questi due enti pubblici poichè, da studi risalenti già agli anni '80, si è capito come il "verde" possa essere di enorme aiuto non solo per i pazienti ricoverati in strutture tecnologiche ma anonime, ma anche per i visitatori e per il personale. Gli effetti terapeutici del verde possono essere prodotti da un'esperienza attiva di coltivazione e manipolazione delle piante (terapia orticolturale) oppure da una semplice fruizione di spazi verdi, i cosiddetti giardini terapeutici; si tratta in questo caso di giardini che hanno in comune la caratteristica di favorire processi di guarigione dei malati o di ristabilimento da fattori stressanti o comunque di produrre effetti positivi sullo stato di benessere di coloro che li frequentano. In sintesi, tutto questo aiuterebbe a migliorare le condizioni fisiche, emotive e sociali delle persone coinvolte.
L'incontro di Anve con i responsabili del reparto oncologico di Massa e con la Facoltà di Agraria di Perugia ha dato inizio ad una collaborazione fattiva suggellata da una convenzione triennale, che ha lo scopo di monitorare i cambiamenti che avvengono nei pazienti ricoverati in reparto ma anche dai parenti e dal personale e dove le terrazze, che si inaugurerannoil 26 aprile alle ore 18:00, diventeranno "giardini terapeutici". "Anve ha voluto fortemente partecipare a questo progetto non solo perchè crede fermamente nella sua validità scientifica e medica - ha detto il presidente Maurizio Lapponi - ma anche perchè l'associazione, che raccoglie imprese private che operano nel settore vivaistico, vuole aprirsi al sociale e mettere a disposizione di tutti le proprie competenze e le proprie conoscenze".
Nel reparto oncologia di Carrara sono state allestite a giardino due terrazze di 20 mq l'una: in esse sarà possibile coltivare alcune piante e sedere per vedere il verde studiato e disegnato da architetti del paesaggio che hanno trascorso ore con i degenti e con il personale sanitario per meglio definirne i contorni e rendere accogliente e agevole l’ambiente ospedaliero. Un piccolo ma significativo primo passo per cercare di dare più serenità a chi vive quotidianamente nella sofferenza.

mercoledì, aprile 18, 2007

Post dalla lombrico travel

Il lombrico è in partenza e sarà fuori per qualche giorno.

La nostra meta dovrebbe essere facilmente deducibile dal disegno in alto e, a proposito, non finiremo mai di ringraziare Donatella per la fantasia, il tempo e la cura che dedica agli adattamenti del lombrico.

Se la tecnologia (e le energie ... il tour è abbastanza impegnativo...) ci supporterà cercheremo di dare nostre notizie anche dall'estero attraverso questo blog, altrimenti vi racconteremo tutto al nostro rientro.

lombrichi & C.

domenica, aprile 15, 2007

In un reportage il dramma delle campagne cinesi

Due giornalisti cinesi, Chen Guidi e Wu Chuntao, hanno visitato per tre anni consecutivi oltre cinquanta villaggi lungo tutta la provincia dello Anhui ed hanno intervistato migliaia di contadini. Al termine del lavoro hanno scritto un’inchiesta sulle disuguaglianze che affliggono 900 milioni di contadini cinesi, il 40 per cento di tutti i contadini del pianeta.
Il reportage ha avuto una risonanza notevole perché ha posto in risalto la dura realtà della Cina rurale; una situazione drammatica che costituisce la principale questione che quel paese deve oggi affrontare e che gli autori hanno riassunto nella formula delle “tre agri”: il problema dell’agricoltura, il problema delle aree rurali e il problema degli agricoltori.
Il libro ha venduto più di 150 mila copie prima che improvvisamente, nel marzo del 2004, le autorità lo portassero via dagli scaffali delle librerie. Da quel momento è stato possibile trovarlo solo in edizioni pirata lungo le strade. Così, nonostante la censura, sono state vendute in ogni parte della Cina 8 milioni di copie.
Ora il libro è stato tradotto in italiano con il titolo “Può la barca affondare l’acqua?” che allude ad un motto dell’imperatore Taizong: “L’acqua sostiene la barca; l’acqua può anche affondare la barca”. Ebbene, quando parlava dell’acqua, l’imperatore si riferiva ai contadini. Più di mille anni fa, Taizong capiva infatti la loro importanza. Ma oggi i governanti cinesi pensano che la barca possa fare a meno dell’acqua.

Nella Cina di oggi si è allargata la distanza tra ricchi e poveri

“Dinanzi alle descrizioni ottimistiche e ammirate del «miracolo cinese» questo libro richiama bruscamente alla realtà” ha scritto nella prefazione Federico Rampini, corrispondente a Pechino de “La Repubblica” e autore di saggi importanti sulla straordinarietà dello sviluppo impetuoso di paesi come la Cina e l’India. Nella Cina di oggi la distanza tra ricchi e poveri è più ampia di quella che si registra negli Stati Uniti di Bush e nella Russia di Putin. Le testimonianze raccolte compongono, infatti, una sorta di lamento corale di un esercito di afflitti e di disperati. E il filo conduttore che lega le sofferenze descritte è l’estorsione sistematica di imposte e balzelli fiscali – spesso pretesi in modo illegale – da parte di una classe dirigente locale dispotica e cinica.
Sembrano le immagini di un paese dove il regime feudale non è mai stato scardinato. Ma non è così: in Cina si è compiuta la rivoluzione comunista all’insegna dell’egualitarismo; si è dato luogo all’eliminazione fisica dei proprietari terrieri, alla collettivizzazione dell’agricoltura, all’esperienza delle comuni. Ma la sbornia ideologica di egualitarismo maoista ha paradossalmente prodotto un individualismo spietato dai connotati razzisti. Sicché ai mandarini di un tempo sono subentrati i capi locali del partito comunista che in molte regioni povere agiscono come veri e propri boss mafiosi con la copertura omertosa di ogni autorità dello Stato, dalla magistratura alla polizia.
Ancora oggi si chiamano contee le cento Cine in cui è decentrato il potere statale e contro le autorità locali continuano a scoppiare innumerevoli rivolte contadine soffocate sul nascere né più né meno come nel passato. Nel libro si dà conto della vasta rete di attivisti, nata per tutelare i diritti civili nelle campagne, ma questo commovente tessuto di solidarietà non ha nulla a che vedere con un movimento organizzato. Le proteste che si manifestano nelle campagne sono sistematicamente sedate con violenze arbitrarie ed infami ricatti.

Le Chinatown diffuse in ogni parte del mondo ora sorgono in Cina

Fuggendo verso le città i contadini cinesi non trovano affatto un modo per uscire dallo stato di soggezione perché restano privi dei diritti di cui godono i residenti urbani, come l’assistenza sanitaria e la scuola per i figli. In realtà vengono considerati dai ceti medioalti che vivono nelle città come dei nuovi barbari. Stanno sorgendo all’interno del paese più Chinatown di quelle sparse per il mondo, ma con un tasso di conflittualità tra locali e immigrati pari a quello che si manifestò a San Francisco quando a metà ‘800 sorsero i primi nuclei del “quartiere cinese”.
Gli esecrandi episodi di xenofobia contro la comunità cinese a Milano ha giustamente suscitato l’immediata reazione di forze politiche e sociali e dello stesso ambasciatore della Repubblica popolare. Ma agli atti di teppismo contro i contadini che addensano le periferie delle megalopoli cinesi non reagisce nessuno.

E' urgente la proprietà della terra ai contadini

La Cina avrebbe bisogno di una vera riforma agraria, che permetta a milioni di contadini di accedere alla proprietà della terra, come base su cui avviare un processo di democratizzazione del paese. Ma purtroppo tra le tante misure ultimamente annunciate dal presidente Hu Jintao e dal premier Wen Jiabao per riconquistare il consenso sociale, ormai dissoltosi nelle aree più arretrate, quella che è finora mancata è proprio la riforma del regime di proprietà terriera nelle campagne. E’ infatti la collettivizzazione delle terre la causa scatenante della ribellione contadina perché costringe le famiglie agricole a subire le angherie delle autorità locali.
Come per le democrazie occidentali proprietà diffusa della terra e ordinamento democratico sono state due facce della stessa medaglia, così per uno sviluppo equilibrato della Cina la prima misura che potrebbe avviare una stagione di diritti individuali e coniugare finalmente crescita economica e giustizia sociale è la distribuzione della terra ai contadini per farne dei proprietari. E’ evidente che questa nuova condizione per milioni e milioni di cittadini significherebbe la fine della sudditanza, la nascita di raggruppamenti politici in competizione per il potere e l'avvento della democrazia.
Ma a questo si oppongono in modo virulento i poteri oligarchici che intendono conservare i propri privilegi. E il governo di Pechino all’alternativa tra rimettere in discussione il monopolio del partito unico o consentire che continuino a dilagare la corruzione e la prepotenza si ostina a rifiutare la prima opzione. Non solo. Per impedire che questa alternativa diventi dialettica politica tra forze che potrebbero organizzarsi liberamente si ricorre senza ritegno alla censura. Si impedisce che la gente che vive in città possa essere informata su quanto accade nelle campagne. Ma fortunatamente Chen e Wu hanno deciso di non piegarsi alle minacce e alle persecuzioni e stanno scrivendo il seguito della loro inchiesta.

Chen Guidi, Wu Chuntao, “Può la barca affondare l’acqua? Vita dei contadini cinesi”, Marsilio Editori, 2007, pagg. 240, Euro 15

venerdì, aprile 13, 2007

2 maggio 2007 Convegno a Roma sul tema "Sviluppiamo l'Agricoltura Sociale"

Giovedì 2 maggio 2007 si svolgerà a Roma, presso la Camera dei Deputati – Sala del Refettorio – il Convegno Nazionale organizzato da Rifondazione Comunista sul tema “Sviluppiamo l’Agricoltura Sociale”.

Coordina Ivan Nardone (Responsabile Agricoltura Rifondazione Comunista)

Introduce Fabio Barcaioli (Dipartimento Agricoltura Rifondazione Comunista).

Relazionano
Saverio Senni (Università degli Studi della Tuscia): L’agricoltura Sociale in Italia;
Francesco Di Iacovo (Università degli Studi di Pisa): L’agricoltura Sociale e le Istituzioni: l’esperienza Toscana;
Beatrice Benelli (ASL 2 di Lucca -Valle del Serchio-): Esperienze sociali in agricoltura;
Andrea Ferrante (Presidente AIAB- Associazione Italiana Agricoltura Biologica-): Biologico e sociale: progettiamo lo sviluppo rurale;
Alfonso Pascale (Presidente della Rete delle Fattorie Sociali): Servizi a supporto dell’agricoltura sociale;
Concetto Iannello (Presidente ACLI-TERRA): Agricoltura sociale e welfare;
Antonio Carbone (Presidente ALPA-CGIL): Le piccole aziende e il tessuto sociale rurale.

Partecipano: Coop. Sociale “La Focaia Massarosa” (AIAB Toscana) - Coop. Sociale “Alice” (AIAB Lazio) - Coop. Sociale “Il cammino” (AIAB Umbria) - Coop. Sociale “Rigatura” (AIAB Emilia Romagna) - Coop. Agricola “Paterna”(AIAB Toscana) – Coop. Agricola “La buona terra” (CIA Umbria).
Intervengono: Damiano Stufara (Ass. Politiche Sociali Umbria); Elisabetta Mura (Ass. Politiche Sociali Abruzzo); Marco Amagliani (Ass. con delega ai Servizi Sociali Marche); Angela Lombardi (Capogruppo PRC Commissione Agricoltura Camera dei Deputati); Marco Lion (Presidente Commissione Agricoltura Camera dei Deputati); Luca Marcora (Capogruppo Ulivo Commissione Agricoltura Senato); Celeste Cardini (Capogruppo PRC Commissione Agricoltura Senato); Ivano Peduzzi (Capogruppo PRC Regione Lazio).
Conclude Francesco Piobbichi (Responsabile Politiche Sociali Rifondazione Comunista).
Hanno garantito la loro presenza: Paolo Ferrero (Ministro per la Solidarietà Sociale); Paolo De Castro (Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali).

Welfare, …anche animale?

Sapete dei miei spropositati interessi per la zootecnia…perciò, di seguito segnalo il link ad una recente pubblicazione (un factsheet, una sorta di scheda) prodotta dall’Ue sul benessere animale (animal welfare).
In particolare è analizzata la percezione del welfare degli animali in allevamento da parte del consumatore europeo e viene valutato il costo che l’azienda deve sostenere per il benessere dei propri capi.
Ad esempio, è stato calcolato che allevare galline ovaiole a terra invece che in batteria, genera un costo aggiuntivo di 1,3 centesimi di euro/uovo, mentre il costo aggiuntivo per le uova prodotte da galline allevate all'aperto è pari a 2,6 centesimi di euro/uovo.
L'intero report (in inglese)è disponibile al seguente link:
http://ec.europa.eu/food/animal/welfare/factsheet_farmed03-2007_en.pdf

giovedì, aprile 12, 2007

Il progetto Semi di Libertà

da Isabella, Mario e Marco
Nell’ambito del Master sull’Agricoltura Etico-Sociale tenuto presso l’Università della Tuscia a Viterbo, un gruppo di tecnici provenienti da varie discipline e dai più diversi percorsi di vita ha voluto mettersi in gioco, sia per valorizzare le loro competenze nell’integrazione e il sostegno di persone in condizioni di disagio, e sia per verificare le loro stesse motivazioni…
Avendo avuto la possibilità di disporre di un casale semidiroccato con alcuni ettari di terreno - il podere San Fruttuoso della tenuta del Castelluzzo - nel comune di Bagnoregio, ci si vorrebbe impegnare nel suo restauro per creare un’oasi in cui siano accolti i più deboli, i più miseri, i più fragili, quelli insomma che non sono riusciti a difendersi dai meccanismi perversi di questa società: un’oasi in cui nessuno di chi entra debba avere tra i propri obbiettivi quello di accumulare ricchezza, ma solo la voglia di stare e lavorare insieme ai più piccoli e bisognosi di noi, e di ricevere e dare loro una ricchezza diversa: umana, sociale e di speranza.
E se degli utili ci saranno, saranno utilizzati per la crescita e le migliorie delle strutture e delle realtà agricole (riteniamo fondamentale salvaguardarle e valorizzarle ), per il sostentamento e la vita dei soci, specie di quelli deboli, e per altre iniziative sociali all’esterno.
Un modo questo per selezionare chi veramente può aderire ad un progetto di favola come il nostro. Fatevi avanti!

La prima idea di questo progetto ci è venuta grazie all’incontro con alcune detenute durante una visita didattica alla fattoria sociale della sezione femminile del carcere di Rebibbia.
Un’esperienza dall’intensa carica emozionale, ma anche una sconvolgente discesa agli inferi del carcere e della pena. Perché sono proprio le sezioni femminili quelle dove la durezza delle norme, delle strutture, dei comportamenti, delle consuetudini, si esprime in tutta la sua crudele assurdità. E su dei soggetti, le donne, in genere colpevoli solo di reati minimi, legati alla tossicodipendenza, alla prostituzione, alla clandestinità: più vittime che colpevoli insomma. Vittime delle circostanze, dei loro compagni, della loro stessa condizione femminile…
Una durezza inutile e crudele che nella disperazione dei giorni e delle opere finisce col rendere vano ogni impegno, personale e delle stesse Istituzioni, perché il carcere e la pena non siano più e solo strumento di punizione e di esclusione dalla società ma possano portare a quella presa di coscienza da cui dipende ogni speranza di reinserimento e liberazione.
Una presa di coscienza dei propri limiti e dei propri errori che è anche facile per chi, più che la “malavita” ha conosciuto solo una “vita mala”, fatta di abusi, droga, violenza, miseria materiale e morale, ma che da sola non può bastare se manca poi quella rete di relazioni personali, familiari e sociali in grado di dare sostegno e prospettive una volta fuori dal carcere.
Ed è stato proprio parlando con le detenute, dei loro sogni e delle loro speranze, del loro disperato anelito di vita e di libertà e delle loro ansie e turbamenti di fronte al futuro, che si è cominciato a pensare ad un percorso ed un progetto.
Il progetto allora di una struttura di accoglienza per le detenute uscite dal carcere - a fine pena o con misure alternative alla detenzione - dove imparino ad esercitare e gestire un’attività di agriristoro, integrata da una fattoria didattica, impegnandole non solo nella ristorazione, nell’accoglienza e nelle coltivazioni, ma avendo anche in mente l’apertura di adeguati laboratori artigianali insieme alla possibilità di completare o intraprendere gli studi, facendo loro conoscere i tempi ed i modi di una vita più sana e genuina, e con l’opportunità di stabilire nuove e più valide relazioni personali e sociali, utili per il futuro rientro nella società.
Un’attività, questa dell’agriturismo, in grado di unire nel nostro contesto - e in un ambiente comunque “protetto”, lontano da pericoli e tentazioni - le valenze positive del lavoro nel verde con le possibilità di socializzazione offerte dal continuo confronto col pubblico, aiutando queste ragazze a raggiungere, con la rinnovata fiducia in se stesse, negli altri e nelle proprie capacità, quella necessaria elaborazione del vissuto che, insieme all’ adeguamento alle regole della società, è condizione e premessa di una vera autonomia personale, sociale e culturale…
Terminata la prima fase di progettazione, ci si accinge ora ad entrare nell’operatività con un duplice percorso.
Da un lato, costituita l’Associazione di volontariato “San Fruttuoso”, si procederà al restauro delle strutture ed al reperimento dei fondi necessari per completare l’opera, impegnandoci personalmente negli stessi lavori agricoli e di muratura proprio come maniera di “fare gruppo” e di verificare sul campo le nostre capacità e motivazioni, cercando anche di allargare la partecipazione al progetto con l’acquisizione di nuove competenze e l’adesione di altri partner e volontari.
Dall’altro lato si prevede di iniziare la formazione delle detenute grazie ad alcuni corsi professionali sull’orticultura e sulla ristorazione da attivare presso le sezioni femminili delle Case Circondariali di Civitavecchia e Rebibbia, valendoci della collaborazione dell’Università della Tuscia e dell’Istituto Alberghiero di Civitevecchia. Con lo scopo sia di fornire alle detenute le necessarie competenze professionali che di mettere alla prova la loro reale volontà ad impegnarsi in questo percorso di inserimento sociale e lavorativo. Considerando anche che si tratta di un progetto “in itinere”, da modulare secondo le reali esigenze e possibilità delle detenute, e con la prospettiva di un ampliamento della dotazione di fabbricati e terreni e delle attività (turismo equestre, ippoterapia, bad & breakfast), come pure degli stessi soggetti beneficiari (anziani, disabili, minori …).

Agricoltura sociale

Ciao ragazzi, mi è capitato oggi di leggere un breve comunicato ANSA, relativo ad un incontro avvenuto ieri tra il Sottosegretario all'Ambiente (Gianni Piatti) ed il presidente dell'INEA (Lino Rava). Lo riporto qui, perché dopo un titolo soft come "Agricoltura: Inea, necessario coordinamento su sviluppo rurale"... il comunicato inizia così: "L'agricoltura sociale, le questioni ambientali legate allo sviluppo rurale, come l'uso dell'acqua, la gestione delle foreste, la produzione di agroenergie e i mutamenti climatici: questi i principali temi affrontati nell'incontro...". Personalmente, è la prima volta che mi capita di leggere su un comunicato "di settore" un incipit dedicato al campo dell'agricoltura sociale, spesso apostrofato come "bislacco" dagli operatori del settore. Che finalmente si vogliano approfondire le potenzialità del settore?

In un comunicato dell'Inea, Rava sottolinea la necessità di "un forte coordinamento tra le strutturre centrali e periferiche dello Stato, delle Regioni e degli Enti portatori di specifiche competenze, per definire, nel quadro della programmazione dei fondi comunitari 2007-2013 in agricoltura e della legislazione nazionale, linee guida per lo sviluppo rurale che vedano nella compatibilita' ambientale non un ostacolo ma una metodologia che consente di rendere piu' prospero lo spazio rurale".
La cosa particolare dell'incontro (volto ad avviare una collaborazione tra l'istituto nazionale di economia agraria e le strutture del ministero dell'ambiente su problematiche di reciproco interesse) è che, anche alla luce della linee di indirizzo del psn per i piani di sviluppo rurale, l'agricoltura sociale è stata individuata tra i campi specifici da sviluppare.

Da parte mia, spero vivamente che la collaborazione non stenti ad avviarsi, arrivando a produrre risultati concreti, non solo in termini di finanziamenti destinati agli "agricoltori sociali", ma anche di chiarezza normativa che possa consentire agli imprenditori agricoli interessati un agevole avvio di attività agricole e sociali nelle proprie aziende. Sarebbe interessante poter far sedere ad un eventuale tavolo di discussione anche il Ministero della Salute, altro attore di questo nuovo campo che comprende produzione e welfare, condensandoli nella parola multifunzionalità.

mercoledì, aprile 11, 2007

Seminario INEA sull'impatto della PAC e l'Agricoltura Multifunzionale

Nell'ambito delle attività dell'Osservatorio INEA sulle politiche agricole dell’UE, il prossimo mercoledì 18 aprile alle ore 10.00 presso l'aula seminari il Prof John M. Bryden, Presidente dell’International Rural Network, Direttore del Policy Web dell’UHI in Inverness e Professore Emerito dell’Università di Aberdeen in Scozia, terrà un seminario dal titolo:"Multifunctional Agriculture, territorial development, and possible impacts of current and prospective CAP reforms". Il seminario sarà tenuto in lingua inglese e non è prevista traduzione. Occorre dare conferma della propria partecipazione alla segreteria organizzativa. Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito dell'INEA:www.inea.it

venerdì, aprile 06, 2007

Anche la Spagna guarda al miglioramento dei servizi in area rurale

Spagna: il Consiglio dei Ministri approva un progetto di legge per lo sviluppo sostenibile del mondo rurale. (Fonte: El Pais, 3 aprile 2007: www.elpais.com)
Il piano, che prevede patti tra Comunità Autonome, Comuni ed imprese, ha lo scopo di incentivare il ripopolamento delle campagne e l’ammodernamento delle aziende agricole. Il progetto vuole incrementare il reddito delle aziende agricole, per porre un freno allo spopolamento dei piccoli paesini in area rurale, che occupano il 90% del territorio spagnolo (sebbene ospitino solo 14 milioni di persone) e custodiscono gran parte del patrimonio culturale del paese.
María Teresa Fernández de la Vega, vicepresidente del Governo, ha sottolineato la necessità di sviluppare una politica rurale che coinvolga l’Amministrazione Centrale, le Comunità Autonome, i Comuni e le imprese presenti in ambito rurale. Tra gli obiettivi del piano del Governo, c’è quello di mantenere ed ampliare il tessuto economico in ambiente rurale, aumentarne e “ringiovanirne” la popolazione (favorendo in particolare l’insediamento di giovani), mantenendo al contempo la ricchezza culturale del territorio. L’investimento previsto a sostegno del piano nel periodo 2007-2013 è di circa 15.800 milioni di euro (ovvero 1.746 milioni di euro in più rispetto al budget stanziato nello scorso anno).
Attraverso la nuova legge (per ora ancora in fase di proposta) si intende porre un freno al ritardo socioeconomico che il mondo rurale ha accumulato rispetto alle aree urbane, non potendo beneficiare pienamente dei progressi sperimentati (nelle aree urbane della Spagna) nei servizi, nel benessere e nel reddito. Altresì con esso si intende colmare il “vuoto legislativo” che finora aveva impedito di porre un rimedio a questo ritardo nello sviluppo delle aree rurali.
La nuova legge rinforzerà, anche in ambito rurale, l’uguaglianza in termini di trattamento ed opportunità tra uomo e donna, incentiverà attività agro pastorali e forestali e faciliterà l’accesso delle popolazioni rurali ai servizi medici di qualità. Al contempo si curerà il miglioramento delle infrastrutture e dei servizi pubblici di base, la diversificazione economica e la pianificazione ambientale.

mercoledì, aprile 04, 2007

Nasce l'agri-asilo sociale

Convegno alla Cooperativa di Legnaia per illustrare le iniziative

La fattoria di servizi alla persona per nonni e disabili
Coldiretti e Bio Colombini lanciano un progetto regionale


FIRENZE - L'agriasilo? E' in fattoria. L'azienda agricola accoglie i nonni soli che hanno bisogno di cure e assistenza; i ragazzi con handicap imparano a stare insieme agli altri e a lavorare tra i campi.
Nasce la fattoria di servizio alla persona, un settore che in Toscana è ancora tutto da esplorare. Alla Cooperativa di Legnaia è iniziata ieri una tre giorni, organizzata da Federpensionati, Donne Impresa, Giovani Impresa, i tre movimenti nati all'interno di Coldiretti Toscana per declinare in modo specifico i principi e gli obiettivi dell'organizzazione agricola, ha proprio lo scopo di approfondire le possibilità offerte dall'agricoltura sociale, un altro importante aspetto della multifunzionalità di un settore, a cui le recenti norme hanno restituito slancio, fantasia, nuove opportunità.
Un testimonial di questa possibilità è Alessandro Colombini, giovane imprenditore pisano che, nella sua azienda, la Bio Colombini di Crespina, dove si producono ortaggi dall'inizio del Novecento, è riuscito a portare a termine con successo un'esperienza importante. Il via nel 2001, quando l'azienda è entrata in contatto con l'associazione Oriss (Organizzazione interdisciplinare sviluppo e salute), che ha dato vita, con i comuni della Valdera, al progetto "Il giardino dei semplici", con lo scopo di valorizzare il patrimonio ambientale rurale come risorsa per favorire i processi di inserimento socio-lavorativo di soggetti emarginati. Partner capofila dell'iniziativa, la Bio Colombini ha realizzato tirocini formativi, due assunzioni a tempo indetermniato di soggetti con svantaggio psichico, l'inserimento in attività di terapia occupazionale a due soggetti con svantaggio psicofisico e ha partecipato, con altre due aziende, a un corso di formazione in agricoltura rivolto a dieci utenti dei servizi Salute Mentale. Sempre all'interno di questa sensibilità sociale, dal 2007 la Bio Colombini è diventata anche fattoria didattica, aperta inizialmente ai bambini e agli insegnanti delle scuole materne ed lementari, con il progetto "Tutti giù per terra". Nell'azienda, infatti, sono promossi progetti di educazione all'ambiente, di sensibilizzazione all'agricoltura biologica e di avvicinamento all'ecologia attraverso l'uso dell'immaginario e della fiaba.
Nel convegno alla Cooperativa di Legnaia l'attenzione sarà concentrata sul piano socio sanitario regionale e sulle misure che la Regione Toscana intende adottare per migliorare le condizioni di vita in ambiente rurale. Nell'occasione sarà presentata anche la nuova iniziativa di Federpensionati Toscana: la raccolta di firme per sostenere lla richiesta di adeguamento del potere di acquisto e dei minimi di pensione e per cancellare una immotivata discriminazione sugli assegni familiari.
Corriere Toscana 04.04.2007

martedì, aprile 03, 2007

Con Ivaldi l'agricoltura sociale nell'Ordine al Merito della Repubblica

Il Presidente Napolitano ha recentemente conferito l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica a Luigi Cesare Ivaldi, Presidente della Cooperativa Sociale Somarkanda e dell'Associazione per la valorizzazione e tutela dell'asino "Asini si nasce... e io lo nakkui".
La motivazione dell'onorificenza fa esplicito riferimento ai meriti sociali acquisiti da Ivaldi nello svolgimento delle molteplici e proficue attività a beneficio di persone svantaggiate.
Con il Cav. Ivaldi l'agricoltura sociale viene per la prima volta considerata tra le attività meritorie della Repubblica.