Durante queste brevi ma rilassanti vacanze mi è capitato di sfogliare riviste di vario genere. Non si tratta di riviste "specialistiche" nè tanto meno "di settore": casualmente ho trovato alcuni articoli che credo possano interessare anche il nostro blog. agRagli e risate sotto il cielo di Sicilia
di Alberto Frisio
Rieducazione relazionale, trekking, attività assistita e un contesto naturale meraviglioso. E’ l’esperienza dell’ “Oasi degli asini”, che nelle sue attività coinvolge disabili, bambini, anziani e famiglie.
Stupidi gli asini? Basta solo avvicinarli per capire che non è vero. Anzi. La vicinanza a un asino aiuta a sciogliere tensioni e, addirittura, ad acquistare autostima. E’ quanto sostiene l’onoterapia, cioè “la rieducazione relazionale mediante attività con l’asino”, una disciplina che si avvale del coinvolgimento di un team composto da psicologi, pedagogisti, assistenti sociali, e che garantisce serietà e risultati. Anche quando l’asino si chiama sceccu, il nome che il dialetto siciliano assegna all’animale. Perché questa storia è ambientata al confine tra l’entro terra di Siracusa e il ragusano, nei pressi di Rosolini, punta sud della Sicilia. Per la precisione siamo nella valle Cansisina. Proprio qui, in una tipica cava locale, ha sede l’”Oasi degli asini”, cooperativa onlus “formata” da nove asini e alcuni giovani testardi quanto loro.
Dalla statale ben poco lascia trapelare l’esistenza di questi anfratti. Invece basta lasciarsi l’asfalto alle spalle e, dopo poche curve in discesa sullo sterrato, un portone d’ingresso d’eccezione – le arcate di un acquedotto bizantino – proiettano il visitatore nella valle. Tutto intorno sono pareti scoscese, mandorli, carrubi, ulivi e pennellate di giallo dell’erba arsa dal sole che la fa da padrone. Incontrare asini in questo ambiente non pare strano a nessuno, perché il contesto del paesaggio sembra quasi richiederli. Ma per scorgerne la presenza bisogna proprio entrare nell’Oasi: gli asini sono nel loro recinto, muso a terra e bocca in movimento, tutti intenti a brucare, attività che li tiene occupati per la gran parte della giornata. Sono di razza ragusana, tipica da queste parti: il mantello sembra a macchie, ma dipende dalla muta, perché stanno perdendo il pelo vecchio.
Ci si può avvicinare senza timore. Non c’è il rischio che si imbizzarriscano, né che scalcino: sono stati educati a non farlo. A spiegarlo è Lorena Cicero, logopedista e presidente della cooperativa: “L’asino non si doma, si addestra con le carezze. Non gli si può imporre cosa fare, bisogna educarlo. E’ un animale intelligente: quando non capisce o percepisce un pericolo si blocca, e finché non ha la situazione sotto controllo, non si sposta. Questo comportamento lo rende adatto a svolgere attività assistita, a differenza del cavallo che di fronte a un pericolo si imbizzarrisce e trasmette il suo nervosismo a chi lo sta guidando”.
Responsabilizzare i ragazzi
Ma è già l’ora dell’attività con i giovani disabili psichici dell’associazione Anfass di Modica (RG), che con questo pomeriggio di lavori terminano il laboratorio di attività assistita durato alcuni mesi. La prima a entrare nell’ “asineggio” è Cinzia, una ragazza down col volto illuminato da un divertito sorriso. Gli educatori svelano: “E pensare che all’inizio non voleva nemmeno avvicinarsi al recinto”. Adesso invece Cinzia è lì che se lo liscia, il suo asino. Lo accarezza, gli parla, si direbbe addirittura che gli faccia gli occhi dolci. Anzi, “le” faccia. Perché tutti gli animali usati per le attività sono femmine, più mansuete e facili da addomesticare. E con il potere nelle mani, anzi negli zoccoli, visto che tra gli asini vige la matriarcalità: nella fattispecie è Eleonora a essere capobranco. E’ lei la prima a bere, la prima a entrare nell’asineggio, l’ultima a “lavarsi” ovvero rotolarsi nella polvere di zolfo che scaccia i parassiti. Solo dopo questo rituale si lavora di brusca e striglia (due tipi di spazzole) per pulire il manto dell’asino. Prendersi cura dell’animale non è solo un’introduzione al lavoro: l’impegno profuso in questo compito dai ragazzi dell’Anffas fa capire che siamo già in piena attività. Gli esercizi che seguono servono solo ad approfondire il legame con l’asino: lo si prende per la capezza, guidandolo in passeggiata attorno al recinto. A comando bisogna fermarsi e per farlo i ragazzi devono pararsi davanti all’animale con decisione. Se il comando non è al contempo gentile e deciso, l’asino non ubbidirà, ma seguirà invece il proprio istinto.
Intanto Cinzia e i suoi amici sono tutti presi dall’attività: anche se a volte è ancora l’asino a comandare, si vede che hanno acquisito una bella dimestichezza. “Con questo lavoro puntiamo – spiega ancora Cicero – a responsabilizzare i ragazzi, intervenendo sugli aspetti relazionali e di comunicazione: stima, fiducia, riconoscimento delle proprie capacità. Entrare in relazione con l’animale è più semplice e diretto, aiuta a rapportarsi col mondo esterno”. Si percepisce che gli operatori della cooperativa sono persone preparate: ciascuno mette a frutto la propria professionalità affinata nei centri di onoterapia di Asti e Sulmona.
L’onoterapia e il trekking
“Qui all’Oasi svolgiamo molte attività che adattiamo a disabili psichici, non vedenti, anziani, bambini, ma anche alle famiglie o agli adulti. Di volta in volta le presentiamo come opportunità di turismo ambientale, agricoltura sociale, gioco, didattica, attività assistita con l’asino, fino agli esempi di vera e propria onoterapia. Quest’ultima va sempre intesa come co-terapia, di supporto cioè ad altre già presenti. Abbiamo, inoltre, sviluppato percorsi di logopedia, o ricolti a casi di disturbo dell’attenzione, dell’alimentazione o dello sviluppo. E’ provato, inoltre, che l’attività con l’asino contrasta lo stress”.
Un po’ stressati, invece, sono proprio i ragazzi della cooperativa: non è stato facile, raccontano, creare una realtà come questa. Per tutti quello in cooperativa è un secondo lavoro: svolgendo solo questa attività, infatti, non riuscirebbero a vivere dignitosamente. Sono sostenuti però dalla passione e dalla soddisfazione di aver realizzato qualcosa di unico sul territorio, oltre che dal riconoscimento delle persone che si sono lasciate coinvolgere in questa esperienza, circa 10 mila in un anno e mezzo. Non è difficile crederci: è la stessa contentezza che si legge negli occhi dei bambini e dei ragazzi disabili che stanno concludendo il pomeriggio di attività.
Quando anche noi proviamo a salire sull’asino, percepiamo quella sensazione di rilassamento che ci hanno raccontato: l’andatura dell’animale si trasmette come un massaggio su tutta la schiena, con un piacevole effetto.
Una volta scesi, è il momento del “trekking someggiato”, ovvero una camminata nella valle conducendo l’animale, da terra, con la capezza in mano. Il richiamo del paesaggio che circonda l’Oasi è notevole. Si ha quasi l’impressione di essere costantemente tenuti d’occhio: saranno le tante grotte, le mulattiere che si inerpicano verso i ricoveri dei pastori, oppure le aperture a volta nella roccia, testimoni della presenza dei bizantini dei quali hanno a lungo conservato le spoglie. Le case fatte di muri a secco, col tetto sfondato, non sono più abitate dal 1600, ma sembrano abbandonate da pochi anni. Appaiono anche architetture che poco hanno a che vedere con questo territorio, come il trullo che si incontra a mezza costa, oggetto di studio proprio per il contesto “poco pugliese” nel quale è stato costruito. Ancora più interessante poi è il bizantino eremo di Croce Santa: di originario mantiene la struttura, alcune pitture rupestri oltre a tutto il fascino evocativo. Accanto, anche la grotta dell’ultimo eremita della valle, che qui ha abitato fino agli inizi del ‘900.
Ormai si fa sera e il sole scende dietro l’altura. Mutano i profili degli alberi, un’insospettabile brezza si leva da sud. Gli asini vengono ricondotti nel loro recinto, testa bassa, a ruminare. In attesa di nuove persone da incontrare, le quali, grazie a loro, potranno incontrare se stesse.
Notes
Il glossario dell’asino
Onoterapia: terapia che usa l’asino come mezzo per migliorare lo stato di salute di un soggetto umano. Va distinta dalle semplici pratiche ludiche che coinvolgono l’asino senza il controllo di personale medico specificamente preparato.
I progetti di cura prevedono: la conoscenza dell’animale tramite il tatto, valorizzando la mano come strumento di comunicazione e affetto, esercizi in serie e giochi che favoriscono il linguaggio, responsabilità e concentrazione. Possono trarre vantaggio dall’onoterapia tutti coloro che hanno problemi relazionali.
Latte d’asina: la ricerca scientifica ha dimostrato di recente che è l’alimento di origine animale con le caratteristiche organolettiche più vicine al latte materno. E’ un’ottima alternativa al latte vaccino, qualora i bambini siano allergici. Il suo costo sul mercato arriva anche ai 15 euro al litro e non è facilmente reperibile. Il business legato al latte d’asina ha permesso comunque, dopo anni, in cui si temeva per l’estinzione di alcune razze d’asino italiano, un aumento del numero di capi presenti sul territorio nazionale.
Asini famosi: la Bibbia ci ricorda almeno due asini. Nell’Antico Testamento c’è l’asinella parlante del mago Balaam, che compare nel libro dei numeri. Nel Vangelo invece Gesù a dorso d’asino fa il suo ingresso trionfante a Gerusalemme. La tradizione vuole un asino anche nella grotta della natività, ma nessun Vangelo canonico ne parla. Il dato viene dall’apocrifo pseudo Mattia.
Nella letteratura c’è l’asino d’oro d’Apuleio, e il Lucignolo della storia di Pinocchio.
Anche la filosofia si è occupata dell’animale, con il paradosso di Buridano, nel quale si narra di un asino che, posto tra due cumuli di fieno perfettamente uguali e alla stessa distanza, non sa scegliere e nell’incertezza muore di fame.
Messaggero di sant’Antonio (ottobre 2007)
Per saperne di più: http://www.oasidegliasini.it/
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